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Dalle recenti maxi sanzioni inflitte a Meta una importante lezione per i DPO
Come è noto, uno dei nodi importanti affrontato dal GDPR è stato quello di assicurare che fossero chiari i rapporti tra le autorità di protezione dei dati dei vari paesi, sia sotto il profilo della ripartizione delle competenze tra esse, che sotto quello della conformità dei criteri adottati per applicare le norme del Regolamento UE, e sia per gli aspetti relativi alla qualificazione degli eventuali trattamenti illeciti di dati, che alla definizione delle sanzioni da adottare.
Il Parlamento europeo chiede più risorse per i garanti privacy dell'Ue
La commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo ha approvato con 41 voti favorevoli, 2 contrari e 24 astensioni il progetto di risoluzione che traccia un bilancio del Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr) a tre anni dalla sua operatività negli Stati membri. Gli eurodeputati nel testo hanno chiesto più risorse umane, tecniche e finanziarie ai garanti della privacy.
Irlanda: l'autorità per la privacy accusata di rallentare l'applicazione delle misure del Gdpr contro le big tech
Nel contesto del ricorso contro Facebook per il trasferimento dei dati degli utenti europei negli Stati Uniti, l’autorità irlandese per la protezione dei dati personali (Dpc) è stata accusata di non aver applicato correttamente le misure previste dal Regolamento generale per la protezione dei dati personali (Gdpr). Le accuse provengono dalla Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo (Libe) e dall’autorità tedesca per la protezione dei dati (Bfdi).
Irlanda: l'autorità per la protezione dei dati accusata da Max Schrems di fare lobby per Facebook
Il Garante Privacy irlandese nel mirino di Maximiliam Schrems, l’avvocato ormai a tutti noto per le sue battaglie civili in materia di protezione dei dati personali, che guida il Centro europeo per i diritti digitali (None of Your Business – NOYB). Secondo le recenti accuse dell’attivista austriaco, la Data Protection Commission (DPC) irlandese ha tentato in maniera impropria di convincere gli altri garanti europei a schierarsi dalla parte di Facebook per bypassare l’obbligo di richiesta del consenso informato per la raccolta di dati pubblicitari degli utenti online.