Sanzione da 600mila euro a Google per violazione del diritto all'oblio
In Belgio l’Autorità per la protezione dei dati ha inflitto una sanzione da 600.000 euro a Google per mancato rispetto del "diritto all'oblio". Google aveva respinto la richiesta di un cittadino belga, che ha un ruolo di rilievo pubblico, il quale aveva chiesto di rimuovere i risultati di ricerca che lo riguardavano e ritenuti da lui obsoleti e dannosi dai risultati del motore di ricerca.
Gli articoli di notizie che comparivano nei risultati collegati al nome dell’interessato, si riferivano a denunce infondate di molestie. Nella fattispecie, Google aveva sostenuto che il reclamo era infondato perché era stato proposto contro Google Belgio, mentre il titolare del trattamento non era la consociata belga di Google, ma Google LLC, che ha sede in California, negli Stati Uniti.
Ma l'autorità non ha accettato questa tesi. A suo avviso, le attività di Google Belgio e Google LLC sono indissolubilmente collegate e la controllata belga può quindi essere ritenuta responsabile. Ciò è fondamentale per garantire una protezione efficace e completa del GDPR in quanto non è facile per un'autorità nazionale in Europa controllata e sanzionare efficacemente una società con sede negli Stati Uniti.
Anche se il Garante belga ha ritenuto Google "negligente" nel decidere di non rimuovere i collegamenti procedendo con la sanzione, la Camera delle controversie ha invece seguito l'argomentazione di Google secondo cui il suo ufficio principale in Europa (Google Irlanda) non è responsabile della rimozione dai risultati della ricerca.
A seguito del procedimento sanzionatorio, un portavoce di Google ha affermato: "Non credevamo che questo caso soddisfacesse i criteri della Corte di Giustizia UE per l'eliminazione delle notizie giornalistiche pubblicate nei risultati di ricerca, ma ritenevamo fosse nell'interesse del pubblico che queste notizie rimanessero ricercabili".
Su quella che è di fatto la multa più alta mai imposta dal garante per la privacy del Belgio, Google sostiene fermamente di essersi adoperato strenuamente per "trovare un equilibrio ragionevole e di principio tra i diritti di accesso alle informazioni e la privacy delle persone", e per questo ha reso noto di avere intenzione di presentare ricorso in tribunale.
Fonte: Reuters