NEWS

Umberto Rapetto

Ex Ufficiale della Guardia di Finanza, inventore e comandante del GAT (Nucleo Frodi Tecnologiche), giornalista, scrittore e docente universitario, ora startupper in HKAO. Noto come lo "Sceriffo del Web": un tipo inadatto ai compromessi. Fa parte del Comitato Scientifico di Federprivacy. Twitter @Umberto_Rapetto

"Ci sono autorevoli testate che hanno parlato di personaggi intercettati abusivamente, dimostrando la potenza inaudita dell’ignoranza dei fatti mescolata all’ignoranza della materia". L'analisi di Umberto Rapetto, Generale della Guardia di Finanzia, già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche.

Non sopporto gli assistenti vocali che reputo maggiormente impiccioni della suocera più pettegola. Fra l’altro, simile parente acquisita – col passare del tempo – perde la sua sensibilità acustica e riduce la sua capacità di intercettare bisbiglii o chiacchiere sotto voce. Alexa e i dispositivi elettronici similari invece non conoscono la sordità e giorno dopo giorno migliorano addirittura la loro abilità di ascolto e di interpretazione…

Quel che scrive il New York Times non rassicura affatto e, soprattutto, non sorprende chi ha buona memoria e ricorda che non troppi mesi fa le Forze Armate portoghesi si erano fatte sottrarre documentazione riservata del Patto Atlantico non adeguatamente protetta sui server su cui era ospitata.

Per difedendersi dal ransomware c’è chi è ancora convinto che basti comprare – magari in maniera compulsava – un po’ di hardware e un po’ di software per arginare le preoccupazioni. L’effetto placebo funziona sempre, ma non si fraintenda questa affermazione….Funziona psicologicamente ma in breve tempo la “salute” del sistema non tarda a dare sintomi più o meno traumatici che si è sbagliata la ….terapia. I consigli del Generale Umberto Rapetto per evitare che i vostri file finiscano in ostaggio degli hacker.

“Non possiamo leggere o ascoltare le tue conversazioni personali, poiché sono crittografate end-to-end” si legge nell’informativa che Facebook – la padrona di WhatsApp – esibisce all’utilizzatore che vuole stare tranquillo. Le rassicurazioni sul rispetto della privacy giungono al culmine quando l’utente vede sullo schermo “Questo non cambierà mai” (che non si capisce – soprattutto dopo aver letto questo articolo – se è da considerare una promessa o una minaccia). Perché temere se già nel 2018 Mark Zuckerberg – durante un’audizione al Senato USA – aveva dichiarato “non vediamo nessuno dei contenuti in WhatsApp” e sottolineato che tutto “è completamente crittografato”?

A differenza di quanto è toccato in sorte alla Regione Lazio, stavolta pare (ma è tutto da dimostrare) che non sia colpa degli hacker se i sistemi informativi della sanità regionale lombarda sono andati fuori uso. Il portale che eroga i servizi essenziali tra cui quello del fascicolo sanitario elettronico non è infatti raggiungibile dalla vigilia di ferragosto. Nessuna azione terroristica – come invece temuto a Roma da Zingaretti e D’Amato – ma semplicemente una defaillance determinata da un problema dei sistemi di climatizzazione che garantiscono la temperatura idonea a permettere il regolare funzionamento di server e computer del Centro Elaborazione Dati.

Il sistema di gestione delle vaccinazioni finisce KO, le prenotazioni sono bloccate e tutte le annotazioni per la certificazione si fanno a mano. Un ransomware ha falcidiato i sistemi informatici della Regione che finora aveva brillato per efficienza ed efficacia e che adesso si ritrova archivi e applicazioni inutilizzabili perché l’intero patrimonio informativo è stato crittografato fraudolentemente e reso illeggibile.

Non è facile condensare in 7 minuti il contributo di chi ha cominciato ad occuparsi di computer crime nel 1987 e di cyberdefense nel 1995. L’unico disperato tentativo è quello di leggere un testo dopo averne cronometrato la durata. La norma, forse per ridotta conoscenza dello scenario, è stata redatta senza tener conto del vero obiettivo da perseguire. La creazione di un burosauro è destinata a produrre conflitti tra le articolazioni già esistenti che non riesce necessariamente ad armonizzare, innesca ingessate dinamiche amministrative, genera un pericoloso senso di falsa sicurezza.

Era stata definita come la “applicazione mobile gratuita italiana, realizzata dal Dipartimento per la trasformazione digitale, in collaborazione con PagoPA S.p.A. e diversi volontari che hanno collaborato allo sviluppo, con l’obiettivo di rendere i servizi delle pubbliche amministrazioni accessibili ai cittadini su un’unica piattaforma”. Oggi si scopre che la app “IO” spedisce i dati degli utenti a diverse piattaforme straniere (Google, Mixpanel e Instabug) alla faccia della privacy e soprattutto approfittando del naturale rapporto di fiducia che lega il buon cittadino alle iniziative che portano il cappello dello Stato.

Mafiosi d’oltreoceano, narcotrafficanti e banditi della peggior razza sono caduti in una trappola magistrale. L’aver messo in vendita sul mercato nero e nelle profondità di Internet un cellulare “perfetto” per non essere intercettati e che invece era una sofisticata microspia merita – a dir poco – una “standing ovation”. 4500 agenti in azione, 500 mandati di cattura, 224 persone arrestate con oltre 525 capi d’accusa, 104 armi e 3 tonnellate di droga sequestrate, 45 milioni di dollari confiscati, 8 omicidi già pianificati sventati, 33 nazioni coinvolte.

Prev1234Next
Pagina 1 di 4

Privacy Day Forum 2023: i momenti salienti

Mappa dell'Italia Puglia Molise Campania Abruzzo Marche Lazio Umbria Basilicata Toscana Emilia Romagna Calabria

Rimani aggiornato gratuitamente con la nostra newsletter settimanale
Ho letto l'Informativa Privacy