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Svezia, boom di richieste per il microchip sottocutaneo, ma i sindacati sono sul piede di guerra

Basta un semplice gesto, come avvicinare il dorso della mano a un lettore elettronico, per portare a termine tante operazioni: aprire la porta di casa, pagare la spesa al supermercato, far scattare il tornello in stazione, esibire le proprie generalità... Tutto grazie a un microchip sottocutaneo impiantato nella mano, tra il pollice e l'indice. In Svezia sono oltre quattromila le persone che hanno deciso di usare questo strumento, grande quanto un chicco di riso, per velocizzare tante semplici operazioni e avere sempre con sé dati, abbonamenti e carte di credito.

La richiesta di questi dispositivi contactless è letteralmente decollata, tanto che le aziende che li impiantano non riescono a tenere il passo con la domanda. Come la BioHax International, la principale società che opera con i microchip sottocutanei. L'azienda è stata fondata cinque anni fa da Jowan Österlund, che da piercer professionista si è lanciato in un'avventura futuristica e innovativa, che fa leva sulla tecnologia miniaturizzata e sulla fiducia che gli svedesi hanno nel progresso digitale.

Diverse aziende svedesi stanno impiantando sotto la pelle dei loro dipendenti microchip che possono essere utilizzati per sostituire chiavi, carte di credito e biglietti del treno... Ma anche per marcare l'entrata al lavoro.

I piccoli impianti utilizzano la tecnologia Near Field Communication (Nfc), la stessa delle carte di credito contactless o dei pagamenti mobili. Il loro utilizzo, però, pone interrogativi sulla sicurezza e sulla privacy: i microchip sono biologicamente sicuri, ma possono tracciare gli orari in cui un lavoratore arriva in fabbrica, oppure che cosa acquista, o ancora i suoi spostamenti... In parole povere le sue abitudini, fuori e dentro al luogo di lavoro. Gli impianti sono «passivi», nel senso che contengono informazioni che altri dispositivi possono leggere, ma non possono leggere le informazioni stesse, e non contengono sistemi Gps.

I microchip di Biohax, per esempio, sono prodotti a Shenzhen, nel Sud della Cina, ma il fondatore della società sta meditando di spostare la loro realizzazione in Svezia. Il costo di un impianto - che si effettua con una siringa - si aggira sui 140 euro. L'azienda, intanto, ha esportato la sua tecnologia nel Regno Unito, raggiungendo accordi con alcune imprese e sollevando le preoccupazioni di sindacati e associazioni datoriali sul controllo dei dipendenti e la riduzione dei loro diritti di privacy. Frances O'Grady, segretario generale del Trades Union Congress, la Federazione sindacale britannica, spiega: «Sappiamo che i lavoratori e i datori di lavoro sono preoccupati, perché alcuni stanno usando la tecnologia per il controllo e il micromanagement, riducendo il diritto alla privacy del proprio personale».

Fonte: Italia Oggi del 28 dicembre 2018 - Articolo di Maicol Mercuriali

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